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Il cittadino si ribella (1974)  
Maestro d'armi
Nazzareno Zamperla
Con
Franco Nero
Carlo Antonelli

Giancarlo Prete
Tommy

Barbara Bach
Barbara, ragazza di Carlo

Renzo Palmer
Commissario di Polizia

Nazzareno Zamperla
Rapinatore dell'ufficio postale

Massimo Vanni
Rapinatore dell'ufficio postale

Romano Puppo
Rapinatore dell'ufficio postale

Renata Zamengo
Signora Cavallo

Franco Borelli
Commissario Borelli

Mauro Vestri
Barman del "Bar Italia"

Luigi Antonio Guerra
Gianni Rubei

Adriana Facchetti
Donna del vicolo

Rolando De Santis
Uomo alla bisca (*)

Massimo Ciprari
Uomo alla bisca (*)

Calogero Azzaretto
Uomo alla bisca (*)

Andrea Montuschi
Poliziotto (*)

Romano Milani
Uomo alla bisca (*)

Maurizio Streccioni
Poliziotto alla sala da gioco (*)

Dino Mattielli
Scassinatore che sfascia la casa di Carlo (*)

Aldo Dell'Acqua
Scassinatore che sfascia la casa di Carlo (*)

Armando Tortorici
Uomo alla bisca (*)

Neri Parenti
Amico di Tommy (*)

Rocco Lerro
Guidatore Alfa bianca (*)

Enzo G. Castellari
Uomo al porto cui rapinatore chiede aiuto (*)

Gilberto Galimberti
Uomo arrestato durante il raid della Polizia (*)

Mickey Knox
Gambino (*)

Ottaviano Dell'Acqua
Uomo in stampelle all'ufficio postale (*)

Riccardo Petrazzi
Uomo al "Bar Italia" (*)

Steffen Zacharias
Avvocato amico di Carlo (*)

Leonardo Scavino
Leoni (*)

Rinaldo Zamperla
Uomo ucciso durante i titoli di testa (*)

Renzo Giovanni Pevarello
Frate all'ufficio postale (*)

Angelo Casadei
Criminale in fotografia (*)

Sergio Soldano
Pellicciaio (*)

(*) non accreditato




"Siamo al manierismo della violenza. Con scazzottate e pestaggi visti al rallentatore, urla strazianti di gente che sta per morire crivellata di colpi amplificate e spezzettate dall’effetto eco elettronico. Chi ama questo genere di cose è servito. Il nostro artigianato cinematografico sa confezionarle a dovere. […]"
G.B. - Il Giorno - 19/09/1974

"E’ un film della maggioranza silenziosa, e ci tiene a farlo sapere. L’etichetta gli assicura l’eco tranquilla del successo conquistato da questo nuovo filone d’oro del cinema italiano: assecondare i malumori qualunquisti del nostro sistema non è solo operazione ideologica gradita a molti livelli (c’è, dietro, tutto il tema misterioso dei finanziamenti della produzione), ma porta anche tanti buoni quattrini in casa. E far politica, guadagnandoci pure, è cosa saggia e dilettevole. […] E’ ambizione di questi film darsi una credibilità che non appaia di parte. Prendiamo, per esempio, Franco Nero, il protagonista. A parte che è bello, ha gli occhi azzurri, e tutti c’identifichiamo volentieri con lui, nessuno potrebbe condannare il suo gesto di ribellione come comportamento politico “di destra”: i bravi soggettisti lo fanno figlio d’un martire della Resistenza antifascista, e gli dànno una misura quietamente composita, coperta da ogni rischio d’estremismo. Inattaccabili, e furbi. Il film consuma con stanchezza le sue vicende, bruciando i brevi attimi intensi d’azione e di violenza nella noia lunga degli stereotipi espressivi."
M.C. - La Stampa - 20/09/1974

"[…] Il regista Enzo Castellari si è preoccupato soprattutto d’infondere all’azione un senso di violenza scatenata: quasi che si trattasse di un “western”. E in realtà, fino a quando i personaggi non hanno ancora perso credibili dimensioni umane, il racconto ha un suo efficace dinamismo che si traduce in sequenze di notevole aggressività. Ma non si può non guardare con sospetto al tema centrale della pellicola, che verte con una certa leggerezza sul cosiddetto “vigilantismo” […]. Se è vero infatti che Castellari, o per lui la sceneggiatura di De Rita e Maiuri, fa parlare contro il “vigilantismo” alcuni personaggi, d’altronde non sempre simpatici, è vero altresì che nel film il fenomeno non è condannato a sufficienza né se ne propongono, in ultima analisi, più democratiche alternative. […]"
Bir. (Guglielmo Biraghi) - Il Messaggero - 22/09/1974

"[…] Castellari, cercando prudentemente di coprirsi a sinistra, tira in ballo anche la resistenza per difendere la ribellione del suo Cittadino. Siamo, invece, soltanto di fronte a film che costituiscono un sintomo e un segnale d’allarme, rappresentando i pericoli della degenerazione anarchica della società permissiva, dell’impotenza o addirittura dell’estinzione dello Stato (invocata e programmata dal marxismo) che porta prima al Far West, con i suoi sceriffi e i suoi banditi, poi alla giungla e all’homo homini lupus. E intenda chi può e chi vuole… […]"
Claudio Quarantotto - Il Borghese - 20/10/1974


"Italiani ribellatevi": così inizia il film di Enzo G. Castellari del 1974, con una frase gridata dal padre di Antonelli (Franco Nero), in faccia ai tedeschi, davanti alla morte. In una Genova bellissima e pericolosa, che ad una apparente tranquillità di facciata contrappone una sotterranea violenza strisciante, con i suoi vicoli trasudanti di sofferenze indimenticate che esplodono inattese nell'intero tessuto sociale cittadino, vive l'ingegner Carlo Antonelli, uomo tranquillo e inoffensivo. Ma nonostante un'avviatissima attività in proprio, una casa piena di comfort e una bellissima compagna (interpretata dal fascino magnetico di Barbara Bach, ammirata qualche anno prima nell'avvincente La corta notte delle bambole di vetro di Aldo Lado), Antonelli non è propriamente un uomo fortunato. La criminalità dilagante, infatti, colpisce duramente anche lui, prima derubando e devastando il suo appartamento, dove i malviventi arrivano al punto di appiccare il fuoco sulle masserizie e a pisciare sul tappeto, e poi in un ufficio postale, dove viene aggredito e rapinato, preso come ostaggio e seviziato ripetutamente. L'ingegnere cercherà di vendicarsi, e anche la sua bella Regent blu verrà tamponata sgarbatamente e messa fuori uso da una vecchia e pesante Alfa Romeo 2600 pilotata da due delinquentelli di basso cabotaggio, dopo il goffo e sprovveduto tentativo di Antonelli di reperire informazioni in un baretto malfamato. Il film, perciò, può essere considerato il capostipite del filone del "cittadino giustiziere" all'italiana, che ha perso fiducia nella polizia e nei suoi metodi, preferendo la lotta solitaria ed estrema contro la malavita e il sistema stesso; il poliziotto della situazione è, infatti, un laconico e ambiguo commissario interpretato da Renzo Palmer, altro attore tra gli affezionati di Enzo G., che non si capisce bene da quale parte sta. Emblematica, a questo proposito, la frase pronunciata dal messo dell'archivio giudiziario dove Antonelli si reca: LE LEGGI SONO COME LE RAGNATELE CHE INTRAPPOLANO I MOSCERINI E VENGONO SFONDATE DAI MOSCONI. Bellissimo è lo svilupparsi della trama, in cui si alternano scene di azione a drammi psicologici in una città travolta dalla violenza; il regista si serve spesso di ralenties, fermoimmagini e tanto fuoco per sottolinearne la drammaticità, usando come sottofondo musicale l'incalzante melodia di Goodbye my friend e Drivin' all around, entrambe scritte dai fratelli De Angelis. Il cittadino onesto che si è ribellato, non solo alla malavita, ucciderà i suoi aguzzini, tre delinquenti (uno toscano, uno veneto e l'altro campano) in un garage grande ed illuminatissimo nella scena madre del film, pagando però un prezzo molto pesante e perdendo per sempre il suo amico Tommy (Giancarlo Prete), un ragazzo da sempre solo, cresciuto nei riformatori di mezza Italia.



Trailer (GB)
Poster