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Torino violenta (1977)  
Regia
Carlo Ausino




"Vie, piazze, corsi di Torino fanno da sfondo, con scorci della collina, del Po, del Valentino, a una trita vicenda di delinquenza nella quale sono coinvolte giovani donne apparentemente irreprensibili e invece avviate al meretricio. Grazie a ricatti e a non vane minacce di morte, esse sono costrette a restare nel tragico giro: chi vuole uscirne è barbaramente uccisa. A combattere tal delinquenza c'è una specie di “angelo sterminatore”, il commissario Moretti, che, preso da irresistibile delirio vendicativo, diventa, da funzionario integerrimo con orario diurno, il solitario giustiziere delle ore piccole e dalla pistola facile e precisa. […] Al pari della regia, l'interpretazione non è di grande rilievo, e anche lo schermo gigante risulta un tantino sprecato per una pellicola anche produttivamente piuttosto dimessa."
A.V. - La Stampa - 02/11/1977

"Se capita di incontrare in questi giorni per Torino un signore esile sui quarant'anni ed un altro più giovane, atletico, rosso di capelli, baffi e lentiggini, mentre incollano ai muri i manifesti del film “Torino violenta”, si può senza tema chieder loro un autografo. Sono infatti due attacchini improvvisati, il loro rapporto con il film in questione è più profondo: rispettivamente regista ed interprete. Si chiamano Carlo Ausino ed Emanuel Cannarsa. Due “irregolari” del cinema, vissuti per anni ai margini del “giro” importante, con un passato di film iniziati e mai conclusi, di cene forzatamente saltate, di volontà disperata di riuscire. Ora sembra arrivato il loro momento, da acciuffare al volo o da perdere per sempre: Torino violenta (altri interpreti George Hilton, Annarita Grapputo, Franco Nebbia; musiche di Stelvio Cipriani; produzione della Lark Cinematografica) sta per uscire in due locali della città ed è già piaciuto, come si dice, “a livello romano”. [...] La lunga rincorsa di Cannarsa a questo momento magico è durata una decina d'anni. Trentaduenne, nato a Taranto, è uno dei tanti arrivati in riva al Po con il “treno del sole”. Abita alle Vallette con la famiglia, e dopo una prima giovinezza a lavorare con il padre in officine e cantieri, ha trovato una parte in Albero verde, un film prodotto dai salesiani. Sull'onda del primo ruolo ne sono venuti un'altra mezza dozzina, in pellicole minori. Ma è più che sufficiente perché Cannarsa sia diventato l'idolo dei settantamila delle Vallette. S'è ritrovato con un suo pubblico di giovani, anche nella cintura, da Venaria a Druento, tutti sudditi di questo reuccio di periferia. A tempo perso è anche allenatore di basket, e dirige un paio di squadrette che militano nei campionati inferiori. Come attore è ferocemente autodidatta, ha una recitazione istintiva, sa lanciarsi dalle macchine in corsa e spara con la grinta di Tomas Milian. Si diletta di judo e karatè, dimostrando di voler e saper coltivare il proprio personaggio. [...]"
Alessandro Di Giorgio - La Stampa - 13/10/1977



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