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 << I film della Pollanet Squad (GIALLO) >> 
La donna della domenica (1975)  
Musiche
Ennio Morricone
Con
Marcello Mastroianni
Commissario Santamaria

Jacqueline Bisset
Anna Carla Dosio

Jean-Louis Trintignant
(Doppiato da Pino Colizzi)
Massimo Campi

Aldo Reggiani
Lello Riviera

Pino Caruso
Commissario De Palma

Maria Teresa Albani
Virginia Tabusso

Omero Antonutti
Benito

Gigi Ballista
Vollero

Fortunato Cecilia
(come Renato Cecilia)
Nicosia


Claudio Gora
Garrone

Franco Nebbia
Bonetto

Lina Volonghi
Ines Tabusso

Mario Ferrero
(Doppiato da Giorgio Piazza)
Vittorio Dosio

Giuseppe Anatrelli
Questore

Antonio Orlando
Salvatore

Marcelle Bron


Jean-Claude Clement


Antonino Faà Di Bruno


Massimo Giuliani


Mauro Vestri


Ennio Antonelli


Dante Fioretti


Tina Lattanzi


Clara Bindi


Eleonora Spinelli


Nancy Lecchini


Aurelio Bertola


Gil Cagnè
Parrucchiere (*)

Richard Dunne
Uomo al ristorante (*)

(*) non accreditato




"[…] Nel film […] di Luigi Comencini va purtroppo perduto, com'è ovvio, coll'agio dilatorio della pagina, il chiacchiericcio ornato dello stile. Per il resto, l'impianto non si scosta da quello, collaudato, del romanzo: in cui gli sceneggiatori Age e Scarpelli hanno insufflato lo spirito becero, ma disinvolto e pregnante, che non da oggi li caratterizza. Toccava probabilmente a Comencini castigare gli eccessi di colore, le intemperanze lessicali, i vezzi, insomma i manierismi deteriori che, in un copione tuttavia efficiente, fanno pensare a un giallo all'italiana anziché, come dovevasi, alla torinese. […] Con questi limiti e scompensi, il film mi sembra, nell'insieme, ben riuscito. […]"
F. Savio - Il Mondo - 05/02/1976

"[…] Nel risalto e colore, nel gusto della scoperta di certi valori “torinesi” (minuziosamente cercati sulla mappa della città), il romanzo non si è lasciato raggiungere: e gli corrisponde un film che (sia detto senza detrarre un etto all'eccellente mestiere di Comencini) resta un tipico “giallo all'italiana”, dove l'ordine, la lucidità, la presa – cose che mancano, e mancano troppo, alla sceneggiatura di Age e Scarpelli, ostinatamente intesa alla confusione – abdicano totalmente a favore d'un mosaico, talvolta sforzato, di luoghi comuni in ordine al pittoresco, all'eccentrico o all'ignobile. […]"
L.P. - La Stampa - 24/12/1975



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