HOME | FILM | GENERI | ATTORI | REGISTI | COMPOSITORI | LOCATIONS | DOPPIATORI | STUNT
 << I film della Pollanet Squad (POLIZIESCO) >> 
Cani arrabbiati (1974)  
Regia
Mario Bava
Con
Riccardo Cucciolla
Riccardo

Don Backy
(come Aldo Caponi)
Bisturi


Lea Lander
Maria

Maurice Poli
Dottore

George Eastman
(come Luigi Montefiori)
Trentadue


Erika Dario
Marisa

Marisa Fabbri
Maria Sbravati

Luigi Antonio Guerra


Francesco Ferrini
Benzinaio

Emilio Bonucci


Ettore Manni


Oscar Sciamanna
Uomo all'autogrill (*)

Romano Targa
 (*)

(*) non accreditato





Mario Bava dà il la, con questo smisurato masterpiece, a un nuovo filone cinematografico, il pulp; non siamo negli anni novanta, non siamo negli States e Tarantino si faceva ancora soffiare il naso da sua madre.

È il 1974 e quattro banditi irrompono in una fabbrica, in cui lavorano 500 persone che aspettano dopo un mese di gesti ripetitivi e mortificazioni di vario tipo quello stipendio per cui si lasciano calpestare i diritti da arroganti industrialotti nascosti dietro a una giacca e una cravatta di buona fattura. Gli stipendi cadono così nelle mani dei delinquenti che lasciano sul campo una guardia giurata, un loro compagno di avventura e una sfortunata ragazza ferita a morte dalla mano lesta di Bisturi e del suo coltellaccio, più affilato di un filo d'erba, più appuntito di uno spillo.

I banditi nel frattempo prendono in ostaggio una donna, Maria, amica di shopping della biondina sgozzata, e intraprendono così, dopo aver sequestrato la macchina e il suo conducente, Riccardo (Riccardo Cucciolla) - un bel signore di mezza età, ben vestito, con un bambino malato - il loro folle viaggio verso la speranza, quella speranza di vivere con un bel po' di soldi in tasca da spendere, da sbattere in faccia a una società che li ha sempre rinnegati.

I tre banditi si chiamano ''il Dottore'' (Maurice Poli), ''Bisturi'' (Don Backy) e ''Trentadue'' (Luigi Montefiori): non si sapranno mai i loro nomi reali, antesignani di mister Pink, mister Orange e gli altri cani da rapina del talentuoso Quentin. I loro soprannomi disegnano perfettamente le loro personalità. Il film è agile e imprevedibile, i dialoghi sui minimi sistemi, che talvolta arrivano ai limiti dell'inverosimile efficacemente ripresi anni dopo da Tarantino e soci, acquisiscono autorevolezza tra le maglie di un contesto scelleratamente originale; il montaggio invece incespica un po' nel primo quarto d'ora, mentre il soggetto vola immediatamente su livelli altissimi. Mario Bava dirige a modo suo un fantastico concerto di violenza e nonsense, di crudeltà e degrado, della società normale contro quella senza regole dei delinquenti, "noi contro loro", completando l'opera con momenti di terribile bellezza e disarmante umiliazione: come dimenticare Maria detta Greta Garbo, l'ggio, costretta a mingere in piedi, dopo essersi tolta le mutandine, davanti agli occhi felici dei suoi aguzzini, oppure il bambino malato usato come posacenere da Bisturi. Il cast non è composto da nomi di prima fascia: Cucciolla, Montefiori e Eastman sono attori alla Merli o alla Milian, ma il regista non punta sul nome ma sul prodotto nel suo insieme: il film non ha bisogno di primedonne per riuscire, e sulla stessa linea è anche la OST di Stelvio Cipriani, mai invadente e sempre calibrata. Ma una citazione particolare merita Lea Lander, bella e brava, il cui grosso merito non si limita all'intensa interpretazione di Greta Garbo, ma si concretizza venti anni dopo anche con il lavoro di recupero della pellicola girata da Mario Bava e disgraziatamente mai uscita nelle sale cinematografiche per problemi legati alla produzione. Uno di quei lavori che lasciano il segno.



Colonna Sonora
Poster